Pagina:Panzini - Io cerco moglie!, 1920.djvu/267

Da Wikisource.

— 253 —


Povere mie belle poltrone deserte, miei bei tappeti! Povero Ginetto Sconer, che rimarrà solo, solo, solo!

Mi è venuta allora una certa commozione che è arrivata quasi sino agli occhi.

Ma non pensiamoci più.

Mi consolerò scrivendo le mie memorie. Ciò sarà utile anche nella eventualità che il Fisco voglia mettere una tassa sui celibi come si dice: io potrò allora dimostrare che a me non mancava la buona volontà.

Anzi le detterò.

*

Così avendo deliberato, mi recavo in un ufficio di copisteria ad ordinare una dattilografa, quando in via Dante un signore si ferma e mi guarda. Anch’io allora mi fermo e lo guardo. Ma lui prosegue, e anch’io proseguo. Ma dopo un po’ si volta e mi guarda.

Evidentemente mi ero voltato anch’io, altrimenti non mi sarei accorto che lui si era voltato.

Allora siamo tornati indietro tutti e due, e ci siamo trovati a faccia a faccia.

— Scusi lei chi è? — domando io.

— È appunto quello che io mi domandavo — risponde lui — : lei chi è?