Pagina:Panzini - La Madonna di Mamà.djvu/105

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-93 quel mattino invernale che miss Edith era apparsa nello studio e scomparsa, subito. Ella tornava dal suo sport preferito, con donna Bàrbera: il pattinaggio. Ella e la marchesa erano brinate come mandorli in fiore: la chioma era chiusa entro un berretto di vaio; un robone candido scendeva, deliziosamente goffo, sino alla caviglia. Dalla mano di miss Edith pendevano i lucidi pattìni d’acciaio. Sul seno, rame di calicanto. Acciaio e gelo e fiori del gelo!

Era apparsa e scomparsa, insieme con donna Bàrbera.

Ma rimanevan lì, nello studio, da sottili vasi, altri rami di calicanto, il fiorellino dal penetrante profumo: il fiore del gelo. E quel profumo continuava l’imagine di lei, di loro, le belle femmine.

La volontà della marchesa rinnovava fiori nei vasetti, violette candìte nelle scatolette. Sul davanzale della mamma, invece, fiorivano le viole a ciocche secondo lor tempo, cioè in primavera; lì in ogni tempo!

Fuori scintillava la fredda neve crudele; e la miseria batteva i denti: ma lì era il tepore, lì i fiori, lì le dolcezze, lì ogni sensazione piacevole.

Forse questa era la virtù di donna Bàrbera: