Pagina:Panzini - La Madonna di Mamà.djvu/123

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— Ili —

Più sovente ricorreva il nome di Gabriele d’Annunzio, di cui sapevano più cose che non ne sapesse forse quel poeta medèsimo. «Bisognerà che mi impratichisca un po’ — pensava — di tutte quelle diavolerie di nomi stranieri; e anche di quel Leonardo di cui tanto si parla». Ma poi vi erano altri nomi, pur non stranieri, che gli davano un cerchio alla testa: che so io, cerebrale, amorale, volitivo, androgìno, edonismo, idealismo, positivismo, buddismo, teosofia, futurismo, estetico, micènico, dionisìaco, ecc.

E quando parlavano di politica, s’accorse di stare a bocca aperta ad ascoltare. «Gran Dio! Come è possibile che questi signori sappiano tanti segreti di Stato? E quelle confidenze così ciniche di uomini del Governo, che qui si ripètono, possono essere vere?»

Uno dei momenti di maggior impaccio era per Aquilino quando andavano in giro gli scintillanti vassoi con fini complicati beveraggi, con dolci e confetti. Cioè gatô. E non potere, come con Bobby, proclamare: «Si dice dolci, e non gatô». Prendere e lasciare in quei vassoi era ugualmente seccante. E