Pagina:Panzini - La Madonna di Mamà.djvu/252

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— Niente — disse l’uomo. — Ora vedrà meglio. — E si accostò alla finestra, l’aprì e fece penetrare la luce.

Or si vedea nella luce una figura di donna con un manto di capelli biondi e una veste bianca.

— E la contessa — disse il castaldo. — La testa è fatta di cera, ma l’abito è proprio quello che portava quando andò sposa. È uno scherzo del signor conte.

Aquilino si accostò a quella signora di cera, che parea viva; ma non osò di toccarla. Era un volto delicato e quasi soave: anzi una piccola piega amara all’angolo delle labbra faceva pensare che colei pensasse.

Venne in mente ad Aquilino questa strana idea, che esistesse anche una chìmica delle anime, per cui una speciale combinazione fra due anime innocue può generare veleni. Voleva domandare al castaldo; ma forse anche colui ignorava questa chìmica.

Ed or con la luce, si vedeva una gran stanza parata a riquadri di stoffa gialla. Rivèrberi d’oro. Poi guardò in alto. Imeneo e amorini volavano per la volta del soffitto. Un gran letto incortinato di foggia antica nel mezzo.

— Questa era la camera nuziale? — domandò.