Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/105

Da Wikisource.

— 101 —

mentre spiegavo agli scolari alcune regole, la porta della scuola si aperse un pochino e una cosa nera corse fra le due file dei banchi, gemendo con suono umano: era la cagna. Balzò su la cattedra, mi si buttò addosso lambendomi, contorcendosi. Vi fu un istante di silenzio e di sorpresa, poi scoppiò un riso solo, alto, argentino, infrenabile.

Patirai! Patirai! — gridavano l’uno e l’altro — la cagna del professore!

Non stavano più fermi, si erano levati in piedi, alzavano le braccia, singhiozzavano dal ridere: una cosa atroce! Allora la cagna si voltò verso di loro e tendendo il collo rabbiosamente, cominciò ad abbaiare loro contro con un urlo angoscioso e feroce.

Era magra più di prima, avea tutto il pelo irto, ispido, sucido di polvere e di pillacchere. Ma a quell'urlo più cresceva il riso degli scolari e il vocìo di Patirai! Patirai!

Che cosa feci io? Nulla! mi sentivo un gran rossore in faccia e le tempie mi martellavano.

Quanto durò quella scena? Non ricordo. So che la porta si spalancò del tutto e comparve il bidello e dietro lui la figura nera, sorpresa