Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/108

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Mi fermai, e il guaito si ripetè una seconda volta, ma tragico, lacerante, con tutto il terrore della morte. La fiamma per rinnovato alimento salì a vortice e vi rispose un urlo di festa, con voci e squilli di risa infantili.

Allora corsi disperatamente. Quelli non se ne accorsero, tanto erano intenti, se non quando fui da presso e udirono il rumore delle pedate. Si voltarono, mi riconobbero e poi si squagliarono come una schiera di conigli ad improvviso rumore. Alcuni filarono giù per la via, altri svoltarono ad un sentiero, altri si imbucarono nella siepe e poi via per i campi.

Mi avevano riconosciuto: era il maestro, l’entusiasta maestro di virtù classiche e di umanesimo applicato all’infanzia, che veniva a constatare de visu la perfetta inutilità del suo metodo.

Voi avete capito quale fosse l’impresa di gesta de’ miei scolari; essi davano fuoco a Patirai; all’imbelle, alla lamentevole Patirai.

La paglia di cui l’avevano circondata, crepitava in istami rossi e fuligginosi che poi si facevano neri, si sfacevano e si spegnevano. Mi accostai all’albero dove la cagnolina era legata con un grosso canape; la sciolsi, e poi me la