Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/41

Da Wikisource.

— 37 —

sposi; mi ricordo però che mi confusi, che arrossii, e che in fine lo ebbi rassicurato che la mamma non mi avrebbe dovuto mandare più niente per il tempo avvenire.

Allora Beppo mi domandò perdono e mi volle baciare la mano ad ogni costo. Borbottava con gran devozione:

— Come suo padre buon’anima, e come la signora contessa! Che il Signore gli dia fortuna!

Quando arrivò il treno, volle mettere lui la valigia su la reticella, e sul cuscino lo sciallo e un mazzo delle rose; e lo vedo fermo, mentre il treno era in moto, con la tuba in mano, i capelli bianchi, tutto chiuso in quella livrea di antichi tempi. Anche il vecchio servo rendeva l’ultimo saluto all’ultimo gentiluomo del mio casato.

Il movimento del treno produsse su di me un effetto di benessere: l’oppressione in cui mi avevano piombato le parole di Beppo, si fece lieve e poi si alzò del tutto, come si alzano i fili del telegrafo quando si corre a tutto vapore, che pare vadono su, sopra il cielo: inoltre la macchina andava avanti sul piano di neve come una persona energica che sa quello che vuole.