Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/67

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La mia vita passata, la mia casa, mia madre stessa si allontanavano a poco a poco dalla memoria insensibilmente come cose vaghe e sfumate.

Quando ricevevo lettere dalla mamma, sentivo come un sussulto per il timore di apprendere qualche cattivo annunzio di malattia o di sventura che mi obbligasse a partire ed interrompere quella mia vita. Ma lei stava bene, lei era contenta di me ed io non ci pensava più e non domandava altro.

La primavera è precoce laggiù: viene l’aprile; i monti si coprono di fresca verdura, le paranze prendono il largo per tutto l’azzurro del mare, e gli aranci e i cedri aprono i loro fiori e tutta l’aria è profumata.

Mi sta alla mente una mattina di Pasqua fiorita; gli scolari avevano avute le vacanze e ritenuti dall’alto sguardo del direttore, uscivano da una scaletta aperta, in doppia fila, ma contenendo l’entusiasmo per i giorni di svago e di libertà che si ripromettevano.

Rimanemmo io e lui sull’alto del ripiano della scala; i giovanetti già fuori dal cortile si spargevano qua e là per la via rumorosamente.