Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/72

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non mi accorgevo, ma essa diventava la mia malefica forza. Perchè io da quelle letture disparate e di autori così lontani nel tempo, assorbiva solo una idea semplice e smisurata: il bene! il perfezionamento morale! Purificarsi, vincersi, vincere, diventare buoni: essere buoni, ecco lo scopo! Le nazioni per me non avevano più confine, gli uomini non avevano più patria nè differenza di lingue, la politica non aveva una forma prestabilita che io preferissi più tosto che un’altra. Senza bontà ogni perfetta forma di governo, ogni progresso, ogni scienza, ogni arte mi pareva dannosa, col Bene tutto era possibile e bene. Questa formola semplice mi ossessionava, e si era così impadronita di me da rendermi insensibile alle cose esterne.

Era una specie di eroismo o misticismo che mi difendeva come un’armatura; e così chiuso in me stesso, mi parea di essere invincibile. Finalmente io era forte! cioè mi pareva!

Gli uomini o devono raggiungere questo alto scopo o devono morire, cioè svolgere sino alla consumazione dei secoli la parabola dei loro rinnovati errori. Anche quel mezzo milione di plebe variopinta e urlante che mi fluttuava d’in-