Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/77

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qualche angolo — dissi forte e la chiusi nelr anticamera.

Io cadeva dal sonno; mi svestii e mi cacciai sotto le coperte e cominciai a chiudere gli occhi quando sentii che lei, la bestia, raspava alla porta. Provai a non badarci e a riaddormentarmi; ma quella ritornò a raspare con discrezione, però insistentemente. Accesi il lume ed apersi la porta. Stava su la soglia con la zampina levata in atto di voler entrare e non osava.

— La tua cuccia è là — dissi, e la presi sgarbatamente per il collo e la misi in un angolo. Giù e buona! — conclusi minacciandola.

La poverina tremava tutta, ma non osava di muoversi; tentava solo con l’allungare il collo di lambirmi le mani.

Tornai a letto, ma non potei prendere più sonno. Mi venivano in mente tutte le obbiezioni che avrebbe fatto la padrona di casa: una donna così meticolosa! E poi che ne avrei fatto di quella bestiola? condurmela dietro con la cordellina? e la gente non avrebbe riso? e a darle da mangiare chi ci avrebbe pensato? Insomma scombussolava tutta la mia esistenza, sconvolgeva tutte le mie abitudini. Avrei pagato qual-