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74 sotto la madonnina del duomo


vane, benchè dell’Italia del sud o sudicia, come sogliono dire taluni con aggettivo reputato nuovo ed arguto. Lo avea visto fuori, correre anche lui come tanti altri, messo in moto da quella gran macchina mostruosa che muove tutta la città. — Però con quel velo di spolverino, il mio caro uomo, devi aver freddo: credi tu forse di essere qui sulla riviera di Ghiaia o a Capodimonte? Qui ci vogliono fior di pastrani: guarda il mio, comperato dai fratelli Bocconi: quaranta lire e fior di roba! A tre usi: c’è per il sole, per la neve e il cappuccio per la pioggia! Trionfi della grande industria!

Sola sola! linda linda! Ma una mattina, mentre Don Ambrogino, — era decembre e c’era un sole ammalato, come un saluto della buona stagione che se ne va, — mentre stava su la sua altana a lavorare devotamente certe scalette di legno per i vasi dei fiori, e allora sentì nel silenzio dei tetti una voce languida e gaia che modulava un canto a lui ben noto, per cui egli rimase col martello e col chiodo sospeso: la voce cantava con quella rapida passione di suoni che s’ode soltanto laggiù:

Carmè quanno te veco
     me sbatte o’ core!
Dimmelo tu ch’è chesto
     si nun è ammore!

poi mutando registro:

A mezzanotte ’n coppa a lo mare
splende la luna d’argiento fine....

Don Ambrogino rimasto così com’era col martello sospeso, non vide no l’Arco del Sempione, e le guglie del Duomo, benchè si vedessero, ma vide invece tutto il Vesuvio di