Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/177

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sotto la madonnina del duomo 99

vigliare Ambrogino. Pareva che parlasse dei casi successi ad un altra persona.

— Gli è stato meglio così, sì proprio, meglio cosi! — concluse infine come ebbe il tutto minutamente narrato; e non sapeva poi dir altro che queste poche parole e lui voleva domandare perchè diceva che era stato meglio così; ma allora lei scoppiò in un gran pianto, così grande e con tante lagrime da quegli occhi rossi e gonfi che Ambrogino ne ebbe pietà e le prese la testa e la appoggiò contro il suo pastrano e stette tanto così che sentiva il caldo di quelli occhi e di quelle lagrime arrivargli alle carni.

Si calmò un poco per volta e ritornò come prima, e come prima ripetè:

— Gli è stato, creda, meglio così: il Signore che dicono che non c’è, ha capito lui le cose e se l’è preso; sì, meglio così: ora la è finita: gli è finito tutto. Anche la famiglia fa liquidazione per fine stagione, come dice il mio mercante.

— Ma perchè? — domandò Ambrogino che era confuso a quella forma di vivo dolore; e lui era tanto che non conosceva il vivo dolore; se pur l’avea mai conosciuto!

— Perchè? — rispose ella, — e me lo chiede? Perchè sarebbe stato un infelice, perchè il su’ babbo è un poco di buono e io.... io, — e si strinse nelle spalle, — io non ho più la forza di essere una mamma come dev’essere una mamma, e quando le mamme e i babbi non devono essere buoni, è meglio che i figliuoli se li prenda il Signore. Veda, noi tutti si vive così, giorno per giorno, si pensa a tante cose, a questo a quello; ma quando si more allora soltanto si capisce che cosa è la vita, allora ci è detta una gran parola, e lui poverino, veda, che aveva du’ anni soli, capì, sì, capì e chiamò il su’ babbo e la su’ mamma con una certa vocina che non diceva altro che: «babbo, mamma, tu qui e tu qui!» cioè io da una parte