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150 la seconda disillusione


— Di grazia, signore — chiese la giovane — di chi sono questi bellissimi versi? Suoi forse?

— Miei? Ma, mademoiselle, se fossero miei porterei in capo la corona del poeta invece del miserabile berretto sportivo! Sono di Giosuè Carducci!

— Ah, — fece ella con indifferenza.

— Non ha letto il Carducci? — chiese il giovane con meraviglia.

— Sì, mi pare di averne letto qualche cosa. E lei lo conosce? — chiese con opposta meraviglia la signorina.

— Quando si è letto — disse quasi all’unisono il signore — Paolo Bourget, Anatole France, Flaubert, è impossibile leggere poi il Carducci.

Il giovane a questa affermazione parve confuso per la prima volta e disse guardando la mamma: — Je ne vous oppose rien mais tout ça c’ est ben merveilleux — quasi avesse voluto dire cose tali che solo la mamma intendesse.

— Perchè, di grazia, ella si meraviglia? — chiesero il signore e la signorina.

— Non ho il coraggio di dirlo....

— Ma parli liberissimo — disse il signore, — l’ingenua schiettezza dei giovani non offende.

— Ecco: — disse la signora — Mio figlio ha studiato nel Liceo di Alessandria: ha inoltre avuto un precettore italiano che gli ha fatto conoscere fnolto bene e con molta passione la storia d’Italia. Anzi questo viaggio aveva per iscopo non solo di completare la sua istruzione, ma di soddisfare ad un suo legittimo desiderio. Si è inscritto a Torino all’Università; anzi l’intenzione nostra — sempre compiacendo al suo desiderio — era di fargli prendere la laurea in Italia, ma temo che non se ne farà nulla.... Ritorna in Egitto molto disilluso....

Lui. Disilluso? No, mamma! di’ piuttosto addolorato. Ecco, signore, le dirò schiettamente, io venendo in Italia,