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Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/262

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184 divagazioni in bicicletta


Io credo che gli stessi spiriti magni, gli operatori, i pensatori, i poeti che segnarono i gradi della storia nostra, non molto si allietino di tanti onori.

Io credo, ad esempio, che se alcun umile viandante ripete nella sincerità del suo cuore un verso di lui, di Dante Alighieri, perchè germogliò spontaneo nel cuore, attraversando

lo dolce piano
che da Vercelli a Marcabò dichina,

ciò deva essere molto più grato al Poeta di tutte le selve selvagge dei commenti, di tutte le accademie che si celebrano in suo onore.

Per queste evidenti ragioni che, oimè, non otterranno la generale approvazione, ho messo da un lato i libri e sono saltato in bicicletta.

Io dunque, o cara patria, ti cercherò nel colore del tuo mare, nella fìsonomia delle tue valli, ne’ profili de’ tuoi monti, nel profumo de’ tuoi fiori e de’ tuoi campi. Io vi interrogherò e voi, per vostra umanità mi risponderete.

I pioppi sussurranti al vento della sera, il mare mormorante che si desta al tepore del sole mi hanno spesso onorato della loro confidenza, la qual cosa non sempre mi successe con gli uomini.

Oimè, che per vedere terre, monti e marine, anche di questa piccola parte del mondo che è l’Italia, non basta il buon volere e il dolce richiamo delle cose! Danari occorrono, ed io se pagassi l’oste con il compenso