Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/277

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divagazioni in bicicletta 199


S. Marino ora si vede da tergo: ora da presso sopra un monte da ogni parte scosceso a picco per più di duecento metri, biancheggiano i maschi di una fortezza: S. Leo, la famosa carcere politica ai tempi del cessato governo pontificio, dove, fra gli altri, fu ospite forzato e vi morì il famoso conte di Cagliostro, Giuseppe Balsamo: c’è ancora la cella dove è morto, e si conserva l’atto mortuario.

Quell’antico carcere dove nel lento martirio crebbe l’idea della patria, lassù fra la benigna pace dei monti, faceva tristezza, come del pari facevano tristezza questi lenti versi di Dante:

          Vassi a S. Leo e discendesi a Noli,
          Montasi su Bismantova in cacume
          Con essi i piè, ma qui convien ch’uom voli.

Alpestre e mirabilmente selvaggio di querce e di castagni si faceva intanto, di mano in mano, il paesaggio appenninico. Dietro a noi il Maiolo levava la sua piramide tragica per paurose leggende e sfumava oramai; davanti il gran monte di Carpegna si disegnava nitidamente e così la doppia amba del monte Simone.

Qualche convento solitario: rari aggruppamenti di case apparivano sino a mezza costa dei monti: un odore anche più acre e forte di muschio, di mentastri e di ginestre si librava nel caldo pomeridiano.

Tutta questa ultima regione con altre molte borgate e castella, sino a Pennabilli che ne segna l’estremo confine, forma il Montefeltro, con caratteri fisici ed etnici