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234 l'uomo grande e la donna piccola


Ma nell’appartamento del prof. Maini vi è, a cagione della postura e dell’altitudine, una confortevole freschezza, e dalla terrazza inaffiata e coperta di tende, si vede il deserto bianco della sottoposta città con le cupole di zingo, le file rosse dei tetti, il gran bianco degli edifici: e tutto sembra sotto il sole vaporare la caligine aurea e tenue di un immane incendio latente.

La piccola signora con delle piccole forbici cura i girani e i garofani del suo minuscolo giardino aereo e le foglioline secche dalla terrazza cadono giù, giù, sorvolano sui tetti, si sperdono: lì vicino, il grande uomo studia le cose misteriose del cielo che noi sappiamo soltanto perchè egli ce le comunica.

Alla sera su la terrazza marito e moglie si ritrovano insieme: quella è l’ora in cui le cose presenti vanno lontano, e le cose lontane tornano presenti. Quando non c’è la luna, le stelle fiammeggiano nelle calde tenebre, e tu vedi Sirio lucente, Cassiopea, Berenice che dispiega la chioma d’oro: folgora la stella di Artos che guidò Enea nel suo cammin vago. Anche le Pleiadi lagrimose risplendono.

La piccola signora che ognuno sa che è silenziosa come i suoi girani, coi cubiti appoggiati sulle ginocchia di lui parla allora assai volubilmente.

.... il canarino ha fatto, ha fatto; e poi è morto: anche i canarini che sono così vivaci, muoiono anche loro.

— Ne compreremo un altro....

— No: non ne compreremo più...!

— Perchè?

— Perchè mi dava piacere e mi dava anche dispiacere, anzi più dispiacere che piacere: la mattina quando vedeva la luce, faceva certi versi che mi ricordavano tutto, tutto il nostro povero piccino: non sapeva fare a parlare ancora, lui, e faceva piano piano, nella sua cuna, certi versi che ci svegliavano tutti e due al mattino: