Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/55

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pietro panzeri xli


«A fargli una gentilezza ne ricambiava cento» e come amministratore dell’Istituto, avea qualità eccezionali. «Correva dietro al centesimo per il suo Istituto»; e sorvegliava per tal modo il generale andamento dell’azienda, «che alla sera sapeva dove era andato a finire un ago».

Lavoratore instancabile, dalla attività e dalle movenze giovanili (talvolta lo coglieva non so quale spossamento, indice forse del male che lavorava di dentro e che precocemente lo tolse di vita) pretendeva pari attività e solerzia negli altri. E in verità è singolare il disprezzo invincibile che l’uomo laborioso per naturale bisogno di operare, sente per gli inerti e per gli accidiosi!

Dante li pone sotto la belletta nera di Stige perchè tristi furono

               nell’aer dolce che del sol si allegra.

E se Dante fa grazia, sorride e salva nel Purgatorio Belaqua — che in terra fu fabbricator di leuti e visse pigrissimo uomo nelle faccende del mondo — ciò forse avvenne perchè in Belaqua era alcuna significazione filosofica e faceta per quella sua pigrizia.

Ma ciò avviene di rado in coloro che hanno la pigrizia per loro «sirocchia» come scrive Dante, e l’eccezione conferma la regola.