Pagina:Panzini - Novelle d'ambo i sessi.djvu/102

Da Wikisource.
90 novelle d'ambo i sessi


Senonchè la mia infermità popolava la stessa solitùdine del mare, perchè lentamente, su lo sfondo azzurro del mare, io vedevo svolgersi una cavalcata tetra e senza fine. Erano i potenti del mondo; e la diversità del vestito per cui noi distinguiamo le età, non era più percepita dagli infermi miei sensi. V’era il bell’Alessandro con la corazza d’oro. Si pavoneggiava levando alta la spada da cui pendeva il da lui reciso nodo gordiano. Aristotele, il gran precettore, additava con fine sorriso quel giovinetto re al filosofo Hegel in redingote. Costui ammiccava: Sehr gut! V’era il Kaiser teutonico che profilava lo stile del cappotto prussiano sopra l’ispido cavallo di Attila. San Domenico spiccava nella maestà bianco-nera sopra le tiare gemmate dei sacerdoti di Moloc; il generale dei gesuiti disegnava il profilo suo lugubre e la sua bianca chinea sopra il serpente verde.

Sopra quelle teste coronate si snodava la nudità di Elena, dalla gran chioma.

I dottori della legge incedevano in toga; i re dell’oro, dell’acciaio, delle carni suine, incedèvano in frac. Voltaire si trascinava al guinzàglio un cagnolino: Càndido. V’era il cavallo di Calìgola; e v’era l’àsino del re Demos, dopo il quale seguivano i rappresentanti del popolo: cravatte rosse.