Vai al contenuto

Pagina:Panzini - Novelle d'ambo i sessi.djvu/38

Da Wikisource.
26 novelle d'ambo i sessi

giganteschi cadaveri entro una nave naufragata.

Ma sino a quel giorno Fulai non aveva visto nel tempo che fu, che dei morti! Ora vedeva dei vivi. Allontanò con ribrezzo gli occhi dai libri.

Girò attorno gli occhi con gli occhiali d’oro.

Vide i soliti studiosi, vide i giovani studenti che studiavano devoti secondo le sue indicazioni. Lo studente A*** era curvo su la tesi di laurea su Le storie di Alfonso del Barbicone; lo studente B*** (un pretino) collazionava con delicatezza le epistole latine che un tempo non eran di Dante, ma adesso tornavano ad esser di Dante; la studentessa C*** languiva su gli aurei trattati De Mascalcia.

Ma a Fulai non parevano studenti veraci; sì bene talpe. Scavavan cunicoli in fondo ai secoli per arrivare a rodere cattedre.

La studentessa C*** vedendo il maestro con gli occhi levati, osò alzarsi, osò accostarsi, osò domandare se era meglio dire gli itali petti, o gli itàlici petti.

Fulai non rispose: la guatò con occhi torbi e domandò:

— È ancora vergine lei?

— Oh, signore!

E la poverina se ne era tornata al suo banco,