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netta bruna di notevole bellezza, suonava l’arpa, e già usciva di casa con belle sottanine lunghe, che allora (come i calzoni lunghi per noi uomini), indicavano che era già nata la donna.

Rosetta non era così bella come Leonora; ma aveva una sua pallida biondezza, e le sue guance erano di una finezza impalpabile.

I suoi occhi erano azzurri e stavano aperti verso di me, come il fiore verso il sole.

Ma quella mattina, dopo quella lettera, che io l’avvicinai per dirle... che cosa? non so, ella fuggì, e i suoi occhi lagrimavano.

Oltre a queste inferiorità rispetto a Leonora, Rosetta nel vestire era un poco sgraziata. Non avevano serva in casa, e doveva far lei. Suo padre, poi, usciva sempre di casa, rigido, con la cravatta bianca e con le scarpe lucide che mi par di vederlo. Forse Rosetta doveva lucidare anche le scarpe.

Ma se per queste ragioni Rosetta era in-