Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/15

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il trionfo del marito di clodio 11


Il Dottore mi chiosava per fisiologia, anzi per la più cruda fisiologia, le ragioni di questo fascino: ragioni che io una ad una ammiravo e approvavo. «Ma insomma e con tutto ciò, caro dottore, la vostra scienza non possiede la forza sintetica della nostra ignoranza. Per noi, gente volgare, cotesto fascino proviene da un nescio quid mirabile e divino che gli antichi resero superbamente nelle loro iperboli quando imaginarono le Ninfe, le Diane, le Elene fatali e per cui Enea all’apparire di Venere esclama:

E di che nome
chiamar ti deggio? che terreno aspetto
non è già il tuo nè di mortale il suono.
Dea sei tu veramente.»

E poichè la sua scienza e la mia poesia non volevano venire ad accordi, così scherzavamo cercando per quella dama un paragone mitologico. Diana, Venere, Ebe, beltà snelle e febee, erano state escluse di comune accordo «Minerva?» «Ma Minerva, per quello che mi ricordo, suppone un’idea di intelligenza che qui dobbiamo assolutamente escludere» «Allora Giunone!» «Meno ancora; a Giunone, non so perchè, si associa prima l’idea di pinguedine che qui non è il caso, e poi l’idea di una volontà, maligna fin che si vuole, ma prepotente: ora costei non solo è abùlica, cioè priva di forza di volontà, ma vi