Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/217

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il trionfo della morale 213


Io fui presentato, per così dire, all’appartamento: fui presentato alla luce elettrica che lo illuminò tutto all’improvviso: mi fu fatta fare la conoscenza del salottino della signora, una rivelazione estetico-floreale, dalle luci voluttuosamente intonate, della stanza da pranzo — stile compiutamente svizzero — infine siamo entrati nello studio dell’illustre uomo, sulla soglia del quale la signora osservò col suo dolcissimo erre:

— Qui finisce il mio regno e comincia quello di mio marito: non si meravigli se trova della polvere, ma qui tutto è verboten, guai a muovere un foglio, guai spostare una scheda!

— Una scheda molte volte è l’opera di un mese di ricerche! — avvertì l’insigne letterato; e siccome questa notizia doveva essere a perfetta cognizione della signora, così debbo supporre che fosse rivolta a me.

Le due grandi scansie di noce non potendo più contenere libri, carte, schede, ecc., avevano riversato il superfluo su di una grande tavola dove raggiungevano altezze piramidali così da obbligare il mio naso a volgersi in su.

Il chiaro uomo vide il mio naso rivolto in su e sospirò con tutta confidenza: — Un lavoro enorme, mio caro!

— Ci vuole davvero tutta la memoria di mio marito per tener dietro a tante cose — confermò la signora.