Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/237

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il trionfo della morale 233


— Verissimo — rispose l’uomo savio e pacato — ma sono di quei casi che quando non ci toccano in via personale, non si levano dalla importanza di un semplice fatto di cronaca, dei quali io non sono punto curioso, anche trattandosi di conoscenti come pare il caso a cui tu accenni così poco opportunamente. A dispetto di questi fatti di cronaca che sono sempre avvenuti, la famiglia è esistita ed esisterà sempre e l’edificio della morale non crollerà, credilo.

— Ma quale morale? — chiesi io.

— Quella scritta sulle dodici tavole eterne del buon senso — rispose l’uomo, e aggiunse in tuono di ammaestramento pacato — Fra la morale scritta e la morale pratica, tra il paragrafo del codice e la realtà esiste un tacito accordo che bisogna avere la fortuna di comprendere subito a pena si entra nell’onore del mondo se si vuol vivere bene ed in pace.

Ma sai tu che se fra le persone di buon senso non si comprendesse questo tacito accordo, la vita sarebbe una tempesta, una pena, una battaglia senza fine? E poi la donna che tu condanni, è essa veramente colpevole? Tu che ti diletti di filosofia, non devi ignorare che i fatti umani sono di così complessa natura, esiste un così delicato intreccio di forze opposte che non sempre è prudente, spesso anche non è giusto condannare anche nei casi dove la colpa appare manifesta.

Queste parole di ammaestramento cadevano