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il trionfo delle rose 243

tellino delle tagliatelle raccomandate invece delle rose su la tomba. Capisco, era più igienico e nutriente. Avete fatto bene, piccola Mimì, a preferire le tagliatelle. Ciò vi ha conservato. Voi siete rimasta la stessa: magrolina, picciolina, palliduccia, co’ begli occhi tondi neri e i bei denti bianchi.

La morte per etisia non ne ha voluto sapere di voi. Il tempo vi ha sfiorato a pena col piumino della cipria. Capelli bianchi? No! col piumino della cipria che vi dà la parvenza e il profumo delicato d’un mazzolino di violette, un po’ languide. La tisi è stata interamente fugata. E avete fatto bene. Finchè la tisi era una malattia per così dire ideale, immateriale, si poteva anche essere etici favorevolmente: ma dacchè la tisi si mutò in concreti orribili bacilli o vermiciattoli, notoriamente infettivi, voi avete dato prova di senno a non volerne più sapere.

Il signor Koch, co’ suoi bactèri omonimi, ha contribuito a sconfiggere le ultime trincee del romanticismo elegiaco più di ogni violenta diatriba filosofica.

Con la vostra compagnia guittesca attorno ad un felice istrione, vi siete spinta sino a Parigi, cara Mimì, e in quella città dalle bellezze famose e trionfali, voi avete ottenuto un successo, e non di stima soltanto: ciò vi fa onore. Siete tornata in patria, fedele bensì alle natie tagliatelle ed ai piacevoli conversari del Caffè X***, ma, senza