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xix. - La festa della mamma 195


La pasticceria era piena di gente, sul mezzodì.

«Su, entra. Compriamo i dolci....»

«Non mi arrìschio....»

«Non ti arrischi? Non ti arrischi?»

Avere dei figliuoli che non s’arrischiano! Ma che sono gli altri uòmini? Ma non sai che non arrischiare, che aver temenza degli altri uòmini, è la maggior condanna pei nati su la terra?

Era mezzodì, oramai, quando arrivammo; e la mamma era vestita a festa.

«Benvenuti, benvenuti, — disse sorridendo dal limitare. — Ancora un altro po’ e non vi aspettavo più. Passata la festa, gabbato lo santo.»

Ma ora il santo non sarà gabbato: è il primo mattino: questa è ben la città, io non mancherò al giorno della festa!



Il mercato era pieno: io ero ricco, adesso: io ora potevo comperare per la festa della mamma le più belle pesche del mercato.

Le più belle pesche del mercato èrano vendute: le aveva comperate tutte quel signore; quel signore, impassìbile su la