Pagina:Panzini - Viaggio di un povero letterato.djvu/230

Da Wikisource.
214 viàggio d’un pòvero letterato

poesie di lui aveva, lei cieca, veduto il cielo ed i fiori.

Queste due cose mi fècero molta impressione e così decisi di andare a San Màuro a fare ammenda dei miei pensieri.



Lasciai l’albergo di quella città, e mi trovai in piazza che era primo mattino. Cominciavano a venire le prime vetture da nolo. Ne noleggiai una.

Il giro per San Màuro importava parecchi chilòmetri di più; e il vetturale fece valere i diritti dell’Ostenda d’Itàlia per domandarmi venti lire; e infine si arrese per diciotto, perchè io ero io; ma non lo dicessi a nessuno che lui veniva per così poco.

Ed ecco càpita lì, tutto trafelato, un grosso prete. E si spiegò: egli doveva recarsi al mercato, a Savignano, e aveva perduto la prima corsa del treno delle quattro e mezzo. Si offrì, poi insistè per salire anche lui. Avrebbe contribuito per due lire al nolo della vettura; poi due e mezzo. Arrivò sino a tre lire. Ma io sempre di no con la testa.