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artèfice. Costei sbadigliò liberamente, risbadigliò, rialzando i gòmiti e inturgidèndosi tutta. Allora parve accòrgersi che nel caffè non era sola, lei e la compagna. Parve con un sorriso stancamente dirmi: «Pardon!». E quasi a mèglio spiegare, rivolta alla compagna, disse: — Go sono!

Sorbirono un po’ di caffè e latte; poi la bruna sbattè sul marmo una borsa a màglie d’oro: trasse dalla borsetta un astùccio d’oro; dall’astùccio una sigaretta che rotolò fra le palme; cimò il tabacco con certe ùnghie acute, rosse.

Chi èrano queste due donne notturne? Sozzura notturna certamente. Ma quale? Quella che la questura scopa; o quella che è idealizzata dagli scrittori? innominàbili èrano? ovvero di quelle che sono nominate con onore?

La mia ignoranza è grande. «Ma quali voi vi siate, ah, le turpi fèmmine! ah, i vili scrittori che idealìzzano codeste fèmmine, commèntano davanti alla onorata nostra povertà quanti diamanti elle possèggono; e quanto denaro dissìpano; e fanno i nomi degli stùpidi proci che aspìrano alle loro nozze! E le vanno ad intervistare codeste fèmmine, e più in-