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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/128

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credevamo amate da un oggetto che c’incantava al reveil dalla disperazione, e troppe volte questo fatale reveil è più terribile di quello che si pensa... Ma tui hai vicino un uccellino che ha molto giudizio e che, con molta ragione, segue il sistema attuale del giusto mezzo. Fidati in lui, Marianna mia, e non gli nasconder nulla: egli ti ama quanto sè stessa, me lo ha detto tante volte, e parmi che le persone le conosca prima di te, forse perchè giudicherà prima con la testa che col cuore, cosa che non devi tu aver fatto sempre sino ad ora, benchè la tua testa sia buona come la sua. Ed una volta io era un poco inquieta con questo uccellino perchè ti contrariava, e perchè io credeva che il tuo amante fosse affatto simile alla descrizione che io ne avevo. Poi è chiaro che il pennuto augello aveva ragione, e quello che tu mi dici mi fa fremere. Si, ho conosciuto Monaldo Fidanza quando suonava in orchestra nel nostro teatro: ma non ci ho mai parlato. Se tu avessi creduto che io ci avessi fatto qualche altra sorta di conoscenza, t’inganni: e poi, sappi che da suo padre noi compriamo il panno bleu per le livree!

Addio, carissima. Ho scritto a Giacomo come hai voluto, ma non ve n’era bisogno. La Regnoli ti saluta, e saluta tutti i tuoi.

Se hai conosciuto una volta Staccoli di Urbino, è morto. Ho corso il pericolo di esser già vedova, poichè ho corso una volta quello di sposarlo. Andata che sarai in scena, scrivimi, non te ne scordare. Molti Romagnoli sono partiti da Ancona sul vascello il Suffren con 500 francesi. Colà non si poteva più vivere con quella canaglia Che non voleva sentir freno.