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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/21

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di renderla cara ai suoi figli coll’amorevolezza, colla confidenza vicendevole; voleva comandare a bacchetta, e in casa sua richiedeva la regola d’un convento.

- «E pure, io non sono intesa, diceva dolorosamente Paolina, no non lo sono - ah si, hanno ragione, è vero! Io ho da mangiare quanto voglio, da dormire quanto voglio; posso lavorare e non lavorare, se mi piace: non sono innumerabili quelli che si chiamerebbero felicissimi se potessero fare questa mia vita? Dunque sono io che non mi contento mai, che ho dei desideri insaziabili (poichè il mangiare e il dormire non mi contenta), che formo l’infelicità mia, e l’altrui. È vero, io non me ne ero accorta! Se io potessi cambiare questa mia testa e questo mio cuore, con la più sciocca testa e il più freddo cuore che fosse al mondo, lo farei volentieri, e certo sarei allora più felice e più lieta».

Quello di Adelaide fu forse errore, più che di cuore, di principi, ma errore che la storia non può perdonarle, come non può perdonare a Monaldo la debolezza eccessiva con cui cedette sempre ai voleri di lei. Fu soverchia la severità con cui giudicarono. alcuni i genitori di Giacomo Leopardi: -