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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/27

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e lo ringraziavo della sua ultima di lui amatissima al medesimo, e lo assicuravo ch’Egli e tutti i suoi vivrebbero eternamente nella sua memoria e nel suo cuore. Ora vedo che quella lettera si è perduta e me ne duole, chè questa perdita è cagione che lei non mi ha tenuto la parola di darmi notizia delle sue imprese e delle sue glorie; e se non avessi veduto soventi volte il suo nome ripetuto con onore nei giornali teatrali, me ne sarei doluta ancora di più. Ed ora io mi rallegro tanto tanto con lei dei suoi felicissimi passi, i quali la dimostrano chiaramente provetta nell’arte amabilissima da lei abbracciata, e mio fratello se ne rellegra con me, ed entrambi desideriamo che abbia effetto la sua venuta in Ancona per avere allora il contento, egli di rivederla, ed io di fare la sua conoscenza.

Mio fratello seguita sempre nel suo stato di salute debolissimo, con il suo solito male al capo ed agli occhi che gl’impedisce anche la più piccola applicazione, e che rende perciò la sua vita molto infelice. La cordialità e l’attaccamento di lei e dei suoi gli è sempre di consolazione, ed io posso accertarla ch’egli ha i medesimi sentimenti per lei e per tutta la sua cara famiglia.

Che le dirò poi del rame del ritratto di Giacomo? É stata tanta la nostra aspettazione, il nostro desiderio di riceverlo, questo dono graziosissimo del suo Papà, che temevamo pur troppo che non giungesse mai nelle nostre mani: — e così è stato. Noi non lo abbiamo ricevuto! e dopo tanto ritardo possiamo sperare che non si sia smarrito?