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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/315

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Ti compiango nella tua operazione di esaminare le carte del povero tuo padre; essa non avrà fatto che sempre più inacerbirne il dolore. della perdita; dolore che non si spegnerà certo se non colla vita. Va bene che ti fruttino qualche cosa le lettere abbondantissime del Giordani, e va bene che si rendan pubbliche, come lo sono quelle di lui a Giacomo che avrai certo in quest’ora vedute nei due volumi dell’epistolario. Il povero Viani con grande amore ed operosità ha accudito a questa pubblicazione, che non può mancare di rendere a lui onore e frutto.

Noi stiamo bene, meno la Cleofe che peggiora sempre. Essa mena una vita infelicissima, e rende così infelici anche noi nel vederla tanto e così continuamente soffrire. Essa saluta te e la Nina e‐prega di un’Ave Maria a San Geminiano acciò le impetri pazienza e rassegnazione. Marianna mia, si vive pure male a questo mondo! Solo gli infami e gli scellerati godono; ma non li invidiamo per questo. Il pensiero della brevità di questa vita, è il solo conforto che ne rimanga; la pace la ritroveremo nell’altro mondo ove speriamo che la misericordia divina ne condurrà in luogo atto a goderla.

Ti ringrazio delle premure pel Bava, sebbene infruttuose. Tutti ti salutano, e ti esortano afarti coraggio, a sperare nella Provvidenza che non abbandona mai quelli che sperano in lei e confidano in lei. Non puoi credere quanto mi consoli il giudizio che mi dai delle lettere e del carattere di mio padre; non v’ha dubbio che nella età nostra le cose si veggono sotto ben diverso