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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/50

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ero quasi certa che tu stessi male, e puoi figurarti quale pena questo crudele pensiero mi cagionasse. Ma invece ti diverti con Rubini, ed è questo un divertimento ch’io ti invidio assai assai. Si dice che nella primavera futura egli verrà in Ancona; ma non credere per ciò che io lo senta; non ho potuto sentire David, non ho potuto ottenere di andare a sentire una piccola opera a Loreto, due passi lontano da Recanati, ove cantava la Dati, Rosaliti ecc. vedi con quanta pace io debba sopportare le mie catene! La Dati credo che vada a cangiare di nome; ha fatto innamorare Amedei, organista di S. Casa, bel giovane, e mi dicono, assai bravo nella sua professione, ed egli se la sposa.

Dunque tu andrai ad allontanarti assai? quanto ti invidio! quanto volontieri starei nel posto di Nina! io ti abbraccierei, e ti direi quanto mai mi sei cara, quanto mai io ti amo, quanto mi rende superba la tua amicizia, quella di un cuore come il tuo, e quanto ardentemente desidero che tu sii felice come lo meriti.

Ma io non ti vedrò mai, ne sono sicura; sono troppo avvezza a veder contrariati tutti i miei desideri, anche i più innocenti ed i più lievi, per non dover credere che non sarà mai esaudito questo ch’è ora il più fervido del mio cuore. Frattanto se tu mi ami, o cara, io sentirò assai meno la mia infelicità. Se puoi dirmi una parola prima della tua partenza, già sai qual prezioso regalo tu mi faresti. Quando tornasti da Siena, io mi rallegravo con me stessa nella speranza che tu mi avresti scritto più sovente in un tempo in.