Vai al contenuto

Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/63

Da Wikisource.

39


mi fareste provare; ma io non mi azzardo a dire il rigidissimo sistema d’osservazione in cui io sono tenuta, e che mi fa sicura di non dover trovar pace fuor che... già comprendi dove. Dunque, Nina mia, dimmi che mi hai burlato, e che sarebbe impossibile che noi potessimo vederci. Auguro però e di vero cuore alla mia cara amica il realizzamento del suo progetto, solo mi dispiace che dovrà nuovamente trovarsi con un contratto che non le va troppo a genio. Il mio primo pensiero, quando Bologna divenne libera, fu questo — chi sa che Brighenti non occupi nuovamente qualche posto, per cui debba vivere più tranquillamente la sua famiglia? Ed io mi compiacevo in questa idea, che poi vedo essere anche la sua, ma, come tu dici benissimo, se le cose non vanno meglio, per ora sono assai imbrogliate.

Non credo che questa lettera verrà aperta altro che da te, però posso dirti, senza commettere imprudenza, che noi ci meravigliamo assai che dalla dotta Bologna non esca una forma migliore di governo, delle leggi o regole proprie allo scopo che ci siamo proposti, di esser liberi — chè, se tu sapessi i pasticci, le cose contradditorie che si fanno da noi, ti farebbero rabbia. E ancora non so dirti, e noi non sappiamo ancora se siamo stati conquistati o liberati; certo che le cose vanno con gran disordine, e la libertà è una bellissima. cosa, ma pare che noi siamo caduti da una schiavitù in un’altra.... pure stiamo meglio ora che ci è lecito almeno di sperare, quando un mese fa non potevamo far altro che sospirare. L’altro giorno passarono i studenti di Bologna (se pure