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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/74

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La tua professione di fede poi mi fa sicura che non ti accadrà di sovente l’innamorarti veramente e con tutto il cuore, e poichè tanto raramente accade di poter conseguire la felicità, trovata che anche si sia, io quasi ti auguro di non trovarla mai, per non provare quel dolore che è tanto difficile a superarsi perduta che sia quella speranza che sola rendeva cara la vita. Ma tu non vuoi che ridere, e se questo è il solo tuo scopo riderai spesso, ne sono sicura.

In questo sei il mio contrario — io non ho riso mai, appunto perchè non mi sono contentata di ridere solamente: io voglio ridere e piangere insieme: amare e disperarmi, ma amare sempre, ed essere amata egualmente, salire al terzo cielo, poi precipitare — ed io sono veramente precipitata.

Nina mia, ma al terzo cielo non sono salita mai.

Non posso affatto esprimere quale sensazione dolorosa, quale affanno indescrivibile mi cagion; la vostra venuta a Fermo: tutti i miei dolori, tutta la rabbia, la disperazione si sono risvegliate in me in modo eccessivo.

Sapervi a poche miglia da me, e non potere corrervi addosso, nè dirvi venite ch’io vi aspetto a braccia aperte, è cosa che mi umilia, e mi dispera ad un segno estremo, Nina, se tuo padre non ha letto nel dizionario storico di Feller che si stampa ora a Venezia, l’articolo di Babini, fa che legga queste parole che ne formano l’ultimo paragrafo — Mori (il Babini), il 21 settembre 1816, e glorioso ed immor-