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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/91

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Fermo che disse a Marianna che noi eravamo soliti di andare a codesta fiera, sai di chi, credo, intendeva di parlare? Del fratello di mio padre, il quale ha una figliastra del mio nome, ed egli la portava costi per toglierle dalla mente il pensiero di un certo amante che a lui non piaceva. Se giovasse per andare a vederti l’aver un amante fingerei di averlo, e fuori della porta di casa mia, appena montata in legno, manderei l’amante al diavolo, e volerei in braccio a voi, mie carissime, con una smania che voi non potreste mai comprendere che quando io fossi vicina a voi.

Nina mia, mi vuoi dire quai libri hai portati da Bologna? Se sapessi! mi è venuta un’idea che quando saresti in Ancona, potresti dare a qualcuno di essi un congedo di pochi giorni con licenza di venire a farmi una visita. Ti dispiacerebbe che venissero a fare una visita alla tua amica? Penserei io a mandare a prenderli, e non si tratterrebbero meno che quel tempo che tu vorresti fissar loro. Io sono così affamata di libri, che non puoi credere, e qui non si leggono che quei che si comprano, figurati quanti possono essere. Intendo libri moderni, perchè la nostra libreria è abbastanza grande, ma io provo un senso di rabbia ogni volta che vedo quegli immensi tomi in foglio: i S. S. Padri, e Poliglotto, e i libri teologici e ascetici e tanti altri che per me sono inutili, e che tanto volontieri cambierei con tanti tomettini in 12 o anche in ottavo purchè fossero leggibili. Dimmi il tuo parere sopra questo affare senza ombra di riserva, perchè fra noi non ve ne deve essere. Ti lamenti dell’umido e del vento