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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/93

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meraviglia, chè so bene che tu sei brava assai; ma quello che mi piace di più è che abbiano compreso quanto sei differente e distinta dalle altre tue compagne, e di quanto rara e divina bontà tu sei fornita. Questo è quello che io ammiro, e vorrei essermi trovata alla tua passeggiata in fiera, ove la mià voce si sarebbe fatta sentire con le altre, oppure non si sarebbe sentita perchè l’emozione che avrei provato mi avrebbe tolto certamente il modo di espremire il mio entusiasmo per te, o cara, carissima Marianna mia. Che pena il sentirti così vicina e non vederti! Io provo tutte le pene di Tantalo — ah non puoi credere quanto io ne sia infelice.

Marianna mia, ho una malinconia terribile. Quando mi scriverai? Oh scrivimi presto, per caritá. Non hai avuta una lettera mia scritta a Fermo due giorni prima dell’ultima a Nina? Dimmi come ti piace Ancona, e se hai trovato codesto teatro più bello di quanti ne hai calcati: puoi credere che io non l’ho veduto. Quando ti riposerai? Oh quest’anno hai faticato troppo, troppo davvero.

Carlo non ti ha veduta mai, ma gli parve di vedere qualche punto di somiglianza fra il tuo ritratto e l’Imogene. S’egli non avesse moglie fra poco ti conoscerebbe, e ne avrebbe grande piacere, ed io pure, ma! io temo: già ti ricordi cosa ti dissi una volta, e credo che si continui nel medesimo umore. Ma se mai tu lo vedessi non gli dir niente, sai? Forse potrebbe spiacergli ch’io ti parlassi della gelosia di sua moglie, la quale è tanto buona che non merita davvero che le si