Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/245

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AVENIMENTO V


Archidamo, presa e saccheggiata Anfipoli, restituisce a Eteocle la moglie e tutto il suo, ponendolo in libertá. Per il cui beneficio egli poscia gli discuovre la ribellione che a lui la sua patria procacciava di fare.

Il temperato e mansueto animo di Roberto nella vendetta della morte del figliuolo diede prima gran maraviglia agli ascoltanti : poi da ciascuno fu con degne lode commendata la giustizia del re. Ma, venuto giá messer Fulvio al fine del suo ragionare, messer Muzio, verso chi appresso di lui sedeva rivolto, che era messer Camillo, che esso l’ordine seguitasse gli comandò. Il quale, ubidientissimo e volentieri, cosi incominciò:

Ragionato ci ha messer Fulvio della giustizia di un re verso d’altrui usata, e io non solamente intendo di mostrarvi la giustizia di un prencipe dirizzata ad altrui, ma fatta ancora dentro di se stesso, aver luogo; onde per opera vederete che chi bene e con sicurtá vuol reggere altrui, gli conviene sapere a se medesimo soprastare Mi viene ora a memoria di avere giá letto nelle istorie de’ greci che Archidamo, prencipe di lacedemoni, combattendo una cittá di Macedonia, nominata Anfipoli, e avendola finalmente vinta e presa, permise a’ suoi soldati che la cittá mettessero a sacco, ma loro comandò espressamente che da violare i tempii si astenessero e dallo sforzo delle donne si guardassero. Onde avvenne che, facendo Archidamo tutti i nobili di quella cittá prigioni, gli fu tra gli altri presentata da’ suoi soldati una giovane nata di nobil sangue, bellissima e di fresca etá; la quale pochi giorni davanti era stata ad uno della cittá propria, di nobilissima casa, in matrimonio congiunta, nominato Eteocle, ma non ancora era andata a marito. Essendogli adunque costei da’ suoi