Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/414

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A VENI MENTO XXXV

Timocare, fatta congiura d’uccider Nicocle tiranno, è discoverto dal compagno. Condannato alla morte, è nella prigione visitato dalla moglie, la quale astutamente lo salva, rimanendovi in iscambio di lui. Inteso il fatto, il prencipe le perdona, condannando i guardiani alla morte.

Le pietose parole e il duro lamento di Alfonso, per lo miserabil caso alla moglie di lui avenuto, avevano piú volte ai giovani fino in su gli occhi tirate le lagrime, quando messer Fulvio, finito che ebbe messer F.rcole di ragionare, impose a messer Camillo che appresso dicesse. Il quale, tutto pieno di compassione dello sventurato Alfonso, cosi cominciò:

Assai ci può esser chiaro, carissimi compagni, qual fosse l’amore e la fede di Ginevra verso il marito, vedendo che essa si mise a cosi gran rischio di morte per la difesa di lui. E veramente altro non si può dire se non che amore sia una passione molto possente e forte, quando di cotal modo unisce gli animi degli amanti, che, trasformando l’uno nell’altro, fa non solo di due voglie una medesima, ma rende si communi i sentimenti dell’uno e dell’altro, che i pericoli sono ugualmente infra di loro temuti : e tanto si paventa la morte sopravegnente a quello che si ama, quanto se a noi medesimi soprastasse, e si gustano cosi acerbi gli altrui dolori come i propri: di maniera che, Luna natura con l’altra innestandosi, par che piú dir non si possa che questi sia l’uno e quegli l’altro, ma amendue i soggetti essersi fatti un solo. Donde si vede che quell’animo che ama è nel proprio corpo morto, e vive in quello d’altrui. Il perché alcuni chiamano amore una «cosa amara», perché colui che ama, amando, si muore: e altri lo chiamano «dolce e amaro», conciosiacosaché amore non è altro che morte volontaria: laonde, in quanto ch’egli è morte, è senza alcun dubbio cosa amara; ma, in quanto die questa è volontaria, dolce diviene. Muore (come vogliono i platonici) ciascuno che ama in questa maniera, percioché il pensiero di quello, dimenticando se stesso, sempre si rivolge ad