Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/115

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Ma che non puote quel d’ogni precetto
gusto trionfator, che all’ordin vostro
710in vece di maestro il ciel concesse,
et onde a voi coniò le altere menti,
acciò che possan de’ volgari ingegni
oltrepassar la paludosa nebbia,
e d’aere piú puro abitatrici,
715non fallibili scórre il vero e il bello?
Perciò qual piú ti par loda, riprendi,
non men fermo d’allor che a scranna siedi
Rafael giudicando, o l’altro eguale
che del gran nome suo l’Adige onora;
720e alle tavole ignote i noti nomi
grave comparti di color che primi
fúr tra’ pittori. Ah ! s’altri è si procace
ch’osi rider di te, costui paventi
l’augusta maestá del tuo cospetto:
725si volga a la parete; e mentr’ei cerca
por freno in van, col morder de le labbra,
allo scrosciar de le importune risa
che scoppiali da’ precordi, violenta
convulsione a lui deformi il volto.
730e lo affoghi aspra tosse; e lo punisca
di sua temeritá. Ma tu non pensa
ch’altri ardisca di te rider giammai;
e mai sempre imperterrito decidi.
Or l’immagin compiuta intanto serba,
735perché in nobile arnese un di si chiuda
con opposto cristallo, ove tu facci
sovente paragon di tua beltade
con la beltá de la tua dama, o agli occhi
degl’invidi la tolga e in sen l’asconda
740sagace tabacchiera, o a te riluca
sul minor dito fra le gemme e l’oro;
o de le grazie del tuo viso désti
soavi rimembranze al braccio avvolta