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Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/147

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ii - il mezzogiorno 141


róse le nari; e sale impuro e crudo
snudò i denti ineguali. Ora il distingue
710risibil gobba, or furiosi sguardi,
obliqui o loschi; or rantoloso avvolge
tra le tumide fauci ampio volume
di voce che gorgoglia, ed esce alfine
come da inverso fiasco onda che goccia.
715Or d’avi, or di cavalli, ora di Friní
instancabile parla, or de’ celesti
le folgori deride. Aurei monili
e gemme e nastri, gloriose pompe,
l’ingombran tutto; e gran titolo suona
720dinanzi a lui. Qual piú tra noi risplende
inclita stirpe, ch’onorar non voglia
d’un ospite si degno i lari suoi?
Ei però sederá de la tua dama
al fianco ancora: e tu, lontan da Giuno,
725tra i silvani capripedi n’andrai
presso al marito; e pranzerai negletto
col popol folto degli dèi minori.
     Ma negletto non giá dagli occhi andrai
de la dama gentil, che, a te rivolti,
730incontreranno i tuoi. L’aere a quell’urto
arderá di faville: e Amor con l’ali
l’agiterá. Nel fortunato incontro
i messaggier pacifici dell’alma
cambieran lor novelle, e alternamente
735spinti, rifluiranno a voi con dolce
delizioso tremito sui cori.
Tu le ubbidisci allora, o se t’invita
le vivande a gustar che a lei vicine
l’ordin dispose, o se a te chiede in vece
740quella che innanzi a te sue voglie punge
non col soave odor, ma con le nove
leggiadre forme onde abbellir la seppe
dell’ammirato cucinier la mano.