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i - il mattino 163


o da te congedati escan costoro.
205Doman quindi potrai, o l’altro forse
giorno, a i precetti lor porgere orecchio,
se a’ bei momenti tuoi cure minori
porranno assedio. A voi, divina schiatta,
piú assai che a noi mortali il ciel concesse
210domabile midollo entro al cerèbro,
si che breve lavoro unir vi puote
ampio tesor d’ogni scienza ed arte.
     Il vulgo intanto, a cui non lice il velo,
aprir de’ venerabili misteri,
215fie pago assai, poi che vedrá sovente
ire o tornar dal tuo palagio i primi
d’arte maestri, e con aperte fauci
stupefatto berá le tue sentenze.
     Ma giá vegg’io che le oziose lane
220premer non sai piú lungamente: e in vano
te l’ignavo tepor lusinga e molce,
però che te piú gloriosi affanni
aspettan l’ore ad illustrar del giorno.
     O voi dunque del primo ordine servi,
225che di nobil signor ministri al fianco
siete incontaminati, or dunque voi
al mio divino Achille, al mio Rinaldo
l’armi apprestate. Ed ecco in un baleno
i damigelli a’ cenni tuoi star pronti.
230Giá ferve il gran lavoro. Altri ti veste
la serica zimarra, ove bei fregi
diramatisi chinesi; altri, se il chiede
piú la stagione, a te le membra copre
di stese inftno al piè tiepide pelli;
235questi al fianco ti cinge il bianco lino
che sciorinato poi cada e difenda
i calzonetti; e quei, d’alto curvando
il cristallino rostro, in su le mani
ti versa onde odorate, e da le mani