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poesie serie 11


XII

     Qual dolce spiritello entro alle dita,
Amarilli gentil, nascoso avete,
che tanta, ognor ch’ai suon voi le monete,
gioia versa ne’ cori alma e gradita?
    Certo Amor, e non altri, è che v’incita
la mano in cui tanto piacer chiudete;
ond’ella poi, senza trovar mai quiete,
cosí lieve passeggia e si spedita.
     Si certo, è Amor che in un con voi pur tocca
l’ebano che col fil d’or si connette,
perché divino è ’l suon ch’indi trabocca:
     e mentre avvien che l’armonia ci allette,
ei dall’avorio della man ne scocca
le invisibili sue crude saette.

XIII

     Filli, qualor con un bel nastro appeso
lo strumento gentil dal sen vi pende,
e la candida man, ch’or sale or scende,
il suon tragge dal fil tremulo e teso,
    d’esser mi par sovra le stelle asceso,
lo cui girar tant’armonia comprende,
o che qui, dove il vostro suon ne accende,
sia di lá qualche spirto a noi disceso.
     E si cred’io; poiché, non men che ’l suono,
celeste avete anco il sembiante, in cui
quel bel fuoco riluce, ond’arso i’ sono.
     Ed oh beato ben saria colui
che di vosco finire avesse in dono
a sí dolce concento i giorni sui!