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III

IL VESPRO

Ma de gli augelli e de le fere il giorno
e de’ pesci squammosi e de le piante
e dell’umana plebe al suo fin corre.
Giá sotto al guardo de la immensa luce
5sfugge l’un mondo: e a berne i vivi raggi
Cuba s’affretta e il Messico e l’altrice
di molte perle California estrema:
e da’ maggiori colli e dall’eccelse
ròcche il sol manda gli ultimi saluti
10all’Italia fuggente; e par che brami
rivederti, o signor, prima che l’Alpe
o l’Appennino o il mar curvo ti celi
a gli occhi suoi. Altro finor non vide
che di falcato mietitore i fianchi
15su le campagne tue piegati e lassi,
e su le armate mura or braccia or spalle
carche di ferro, e su le aeree capre
de gli edifici tuoi man scabre e arsicce,
e villan polverosi innanzi a i carri
20gravi del tuo ricolto, e su i canali
e su i fertili laghi irsuti petti
di remigante che le alterne merci