Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/238

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231 il giorno


tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri
240si raccolgono in lei: ed ella al fine,
e ansando e percotendosi, con ambe
le mani, le ginocchia, il fatto espone
e del fatto le origini riposte.
Riser le dame allor, pronte domane
245a fortuna simil, se mai le vaghe
lor fantasie commoverá negato
da i mariti compenso a un gioco avverso,
o in faccia a lor per deitá maggiore
negligenza d’amante, o al can diletto
250nata súbita tosse: e rise ancora
la tua dama con elle: e in cor dispose
di teco visitar l’egra compagna.
     Ite al pietoso uficio, itene or dunque:
ma lungo consigliar duri tra voi
255pria che a la meta il vostro cocchio arrive.
Se visitar, non giá veder l’amica
forse a voi piace, tacita a le porte
la volubile rota il corso arresti:
e il giovanetto messagger salendo
260per le scale sublimi a lei v’annunzi
si che voi non volenti ella non voglia.
Ma, se vaghezza poi ambo vi prende
di spiar chi sia seco, e di turbarle
l’anima un poco, e ricercarle in volto
265de’ suoi casi la serie, il cocchio allora
entri: e improvviso ne rimbombi e frema
l’atrio superbo. Egual piacere inonda
sempre il cor de le belle, o che opportune
o giungano importune alle lor pari.
     270Giá le fervide amiche ad incontrarse
volano impazienti: un petto all’altro
giá premonsi abbracciando; alto le gote
d’alterni baci risonar giá fanno;
giá strette per la man, co’ dotti fianchi