Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/249

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iv - la notte 243


senti il generator moto crearsi;
senti schiuder la luce; e sé medesimo
vide meravigliando, e i tanti aprirsi
60tesori di natura entro al suo grembo.
     O de’ miei studi glorioso alunno,
tu seconda me dunque, or ch’io t’invito
glorie novelle ad acquistar lá dove
o la veglia frequente o l’ampia scena
65i grandi eguali tuoi, degna de gli avi
e de i titoli loro e di lor sorte
e de i pubblici voti, ultima cura
dopo le tavolette e dopo i prandi
e dopo i corsi clamorosi occupa.
     70Or dove, ahi dove senza me t’aggiri,
lasso! da poi che in compagnia del sole
t’involasti pur dianzi a gli occhi miei?
Qual palagio ti accoglie; o qual ti copre
da i nocenti vapor ch’Espero mena
75tetto arcano e solingo; o di qual via
l’ombre ignoto trascorri, ove la plebe
affrettando tenton s’urta e confonde?
     Ahimè, tolgalo il ciel, forse il tuo cocchio,
ove il varco è piú angusto, il cocchio altrui
80incontrò violento: e qual de i duo
retroceder convegna, e qual star forte
disputano gli aurighi alto gridando.
Sdegna, invitto garzon, sdegna d’alzare
fra il rauco suon di Stentori plebei
S5 tu’ amabil voce; e taciturno aspetta,
sia che a l’un piaccia rovesciar dal carro
lo suo rivale, o rovesciato anch’esso
perigliar tra le rote; e te per l’alto
de lo infranto cristal mandar carpone.
90Ma l’avverso cocchier d’un picciol urto
pago sen fugge o d’un resister breve:
al fin libero andrai. Tu non pertanto