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iv - la educazione 291


     Per che si pronti affetti
nel core il ciel ti pose?
135Questi a Ragion commetti;
e tu vedrai gran cose;
quindi l’alta rettrice
somma virtude elice.
     Si bei doni del cielo
140no, non celar, garzone,
con ipocrito velo
che a la virtú si oppone.
Il marchio ond’è il cor scolto
lascia apparir nel volto.
     145Da la lor meta han lode,
figlio, gli affetti umani.
Tu per la Grecia prode
insanguina le mani:
qua volgi, qua l’ardire
150de le magnanim’ire.
     Ma quel più dolce senso
onde ad amar ti pieghi
tra lo stuol d’armi denso
venga, e pietá non nieghi
155al debole che cade,
e a te grida pietade.
     Te questo ognor costante
schermo renda al mendico;
fido ti faccia amante
160e indomabile amico.
Cosí, con legge alterna,
l’animo si governa. —
     Tal cantava il centauro,
baci il giovan gli offriva
165con ghirlande di lauro.
E ’Fetide che udiva,
a la fera divina,
plaudia da la marina.