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poesie piacevoli | 43 |
LXX
Voi avete a saper, buone persone,
come il nostro ser Cecco è innamorato,
io dico il nostro ser Cecco Ceccone;
doh pover’uomo! ch’egli è un peccato.
Egli è venuto magherò e spolpato,
che gli traluce il fegato e ’l polmone,
e se gli vede andar per ogni lato
tututto il budellame a processione.
E caccia fuor quegli occhi, e fa una cera
ch’e’ par ch’egli abbia visto Satanasso
e l’orco e la beffana e la versiera;
e va gridando in istrada: — Oimè lasso! —
come fece il Petrarca in quella sera
o mattina, ch’e’ fu tratto in conquasso:
però che, giunto al passo
u’ quel furbo d’Amor tendeva il laccio,
fu preso come un merlo, il cristianaccio!
Io dico: — Avaccio avaccio
noi vedremo ser Cecco ad ammalare
e non poter né bere né mangiare,
e le calze tirare;
però che Amor gli ha fatto una ferita
ch’è larga almeno quattro o cinque dita;
onde d’aver piú vita
non ci sperare piú, ser Cecco mio,
se non per un miracolo di Dio. —
LXXI
In man d’essecutori e di notai,
che vuol dir di guidoni e di furfanti,
io son ridotto a tale stato omai
ch’io non confido piú né in Dio né in santi.