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50 | alcune poesie di ripano eupilino |
Cancher vi mangi: il vo’ pur dir; gli è vero,
si, ch’egli è ver ch’io son proprio disfatto
d’una ragazza che vale un impero,
e vo’ giuocar che se ’l vedeste un tratto
quel visin che m’ha fatto prigioniero,
voi n’andereste in frega come un gatto.
Ma pur non m’han mai tratto
in si sciocco pensier due luci belle
di voler per amor tornii la pelle.
E non stimo covelle
il mal d’amore, s’io ne son guerito
solamente con polli e pambollito.
LXXXI
Voi me ne avete fatti tanti e tanti
di questi vostri attacci arcipoltroni,
che, se tornate a rompermi i..
vi tratterò da birbe e da furfanti.
Voi siete una tormaccia di pedanti,
che non volete intender le ragioni;
e perché fate i saggi e i dottoroni
stimate gli altri goffi ed ignoranti.
Che c’è egli drento in que’ vostri libracci
a non volere che sien letti mai,
quando voi noi volete, ignorantacci?
Il diavol credo che vi salti omai
su que’ vostri muffati granellacci,
e vi faccia gridare: — Ahi ahi ahi ahi! —
LXXXII
Andate a la malora, andate, andate,
e non mi state a rompere i. . . . . .,
Io non vo’ piú sentir queste sonate.
Che vestizioni, che professioni?