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XIV

AL CARDINALE ANGELO MARIA DURINI

Oh gl’insubri e l’Italia
e l’ostro alto romuleo,
Durin, co’ pregi tuoi nato ad ornar,
non mai del tutto misero
5colui sará che nobili
del core ha moti e vivo immaginar.
Prostrato il vulgo giacesi
da la fortuna; e torpido
fa di sé stesso a sé pondo e dolor:
10ma quei, come fa scitico
arco, audace a la rigida
corda contrasta col natio vigor.
Cosí di sotto al carico
s’alza de’ mali; e libero
15spiega sovente i suoi pensieri a voi;
qual farfalla, che i varii
apre color per l’aria,
e il rude involto suo neglige al suol.
Destan con atra immagine,
20i danni, che il percotono,
spesso ne’ petti altrui doglia e pietá:
ed egli allor, con l’animo
e con la mente fervida,
per mille di piacer vie se ne va: