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sonetti 303


CXV

CONTRO GLI APPALTATORI

     Che vale ormai sulle erudite carte
impallidire ricercando il vero?
Che vai seguir d’Astrea la nobil arte,
e serbar delle leggi il santo impero?
    Che vai esporre il petto al dubbio Marte
e sotto l’elmo incanutir guerriero?
Che vai fidar la vita a vele e sarte,
del mar solcando l’infedel sentiero,
     quando sol la virtú deserta langue,
e’1 vizio esulta fra le gemme e gli ori?
Che vai scienza, onestade e sparger sangue,
     quando il vii pubblican, co’ rei tesori
che di bocca strappò del volgo esangue,
s’erge dal fango a profanar gli onori?

CXVI

LICORI PARAGONATA A CLARISSA HARLOWE

     Poiché, compiuto il diciottesim’anno,
d’un infelice amor vittima giacque
l’alta eroina che soverchio piacque,
per sua sventura, al seduttor britanno,
    pietoso il cielo del comune affanno,
cotanto al mondo quella morte spiacque:
— Ma poi che questa al suo destin soggiacque,
sorga, — diss’ei,—chi ne compensi il danno;
     sorga nel basso suol, sorgane alcuna
che, saggia al par di lei, ma piú felice,
abbia la sua virtú, non la fortuna;
     sorga, s’affretti; e il secol nostro ancora
vegga risorta in lei la sua Clarice. —
Disse, o Licori, e tu nascesti allora.